Andrea Vici (1743-1817)
Il visitatore che, percorrendo i centri storici delle Marche, dell’Umbria, del Lazio ed oltre, dove la struttura urbanistico medioevale è stata arricchita anche dal raffinato stile architettonico del Settecento, quando chiede meravigliato di chi è la Chiesa del Sacramento ad Offagna, la Cattedrale e la Villa Votalarca di Treia, il Collegio Campana e la Villa Bonaccorsi ad Osimo, le Cappelle della Basilica di Loreto, il Monastero di Santa Caterina a Cingoli, il Portale e la Cappella del Castello di Rocca Priora a Falconara, lo Scalone del Palazzo Lolli-Benigni a Fabriano, “di Andrea Vici” è la risposta.
E la Cattedrale di Fossombrone e di Camerino, l’Ospedale di Pergola, il Municipio di Poggio San Marcello e di Bevagna, il Palazzo Porta a Gubbio, la Chiesa di San Francesco a Foligno, il Palazzo Connestabile della Staffa a Perugia, il Palazzo e la Cappella Gozzoli a Terni, il Casino Venuti a Cortona, i rilievi di Villa Lante a Bagnaia, la Chiesa di Sant’Ariano a Velletri, chiese e monasteri a Città della Pieve, di Andrea Vici.
La Cascata delle Marmore a Terni, le bonifiche della Val di Chiana, della Romagna, delle paludi Pontine, il porto di Fano, le relazioni sugli acquedotti di Loreto, di Perugia e di Roma e sul corso del Tevere, le sistemazioni urbanistiche ed idrauliche, di Andrea Vici.
“Egli si applicò con ogni fervore all’idrostatica e gli affari delle acque a lui affidati ebbero tanto felice esito, che in seguito non vi fu più faccenda di tal natura, in cui non avesse messo mano”.
I conventi, i centri di accoglienza, le case coloniche, le statue, i restauri dei castelli in Baviera, i molti disegni non realizzati, i numerosi rilievi, sono di Andrea Vici.
Altri monumenti anche compresi in questo volume, pur attribuitigli dalla tradizione culturale del luogo, mancano fino ad ora della documentazione storica che ne dimostri l’autenticità.
Andrea Vici a 14 anni frequenta gli studi di matematica, lettere e disegno alla scuola di Francesco Appiani a Perugia, a 17 entra prima nella bottega del pittore Cesare Pozzi a Roma, poi nello studio di architettura diretto da Carlo Murena. A 26 anni è chiamato da Luigi Vanvitelli a collaborare alla costruzione della Reggia di Caserta ed alla Chiesa della Santissima Annunziata a Napoli.
Nominato conte e principe palatino, presidente della Pontificia Accademia di San Luca nel 1802 e nel 1814 dove aveva frequentato gli studi, membro dell’Accademia dell’Arcadia con il Metastasio, primo architetto della Sacra Congregazione Lauretana nel 1783, architetto della Fabbrica di San Pietro e primo ingegnere idraulico della Congregazione delle Acque dello Stato Pontificio, “Andrea Vici sceglie- afferma Jorg Garms - come guida
alcune unità formali a partire dalle quali trova con il suo stile scarno ed elegante una strada non meno coerente tra fedeltà alla tradizione e rinnovamento come ai suoi tempi aveva fatto il suo maestro Luigi Vanvitelli.”
Vicini anche nella sepoltura in Santa Maria in Vallicella avvenuta nel 1817.
Eppure Andrea Vici, fino ad oggi è stato pressoché dimenticato a differenza di alcuni suoi contemporanei e discendenti.
Arcevia già Roccacontrada, antica città fortezza sull’Appennino Marchigiano dove, da generazioni di capomastri, nacque nel 1743, figlio di Arcangelo, architetto illustre che ha lasciato monumenti importanti a Jesi, Arcevia, Fano, Corinaldo, Cupramontana, Arcevia con la sua Chiesa di Sant’Agata, la cupola ottagonale e la volta della Collegiata di San Medardo, Offagna dove rimasto orfano ritorna con il fratello sacerdote nel 1765 per realizzare la Chiesa ed il Convento delle Suore Salesiane, hanno finalmente rimosso la lunga, colpevole dimenticanza.
Il pregevole volume, i convegni, le mostre, gli itinerari turistici sul territorio, consentono ora di riproporre alle Marche, all’Umbria e all’Italia, agli studenti ed agli studiosi, la memoria e la conoscenza della complessa personalità di scrittore, poeta, pittore, matematico, ingegnere, architetto, vissuto “in un’epoca di straordinari cambiamenti e di trasformazioni politiche europee,” ci ricorda Elizabeth Kieven, tra l’età barocca e l’età neoclassica, amico di Antonio Canova, suo grande estimatore.
“Andrea Vici, anticipa nel suo lavoro e nel suo impegno teorico quella sintesi dei principi ispiratori delle formazioni romana e parigina che costituirà la base dei progetti didattici dell’intero Ottocento” scrive
Angela Cipriani nel suo saggio.
I discendenti Busiri Vici e Folchi Vici di Arcevia, famiglie di generazioni di architetti molto dignitosamente affermati, hanno contribuito con entusiasmo alla elaborazione di questo volume.
Quanti di noi da tempo hanno immaginato, promosso, gestito questo primo evento celebrativo, con la partecipazione di illustri accademici italiani ed europei, soprintendenti, storici dell’arte, architetti, docenti universitari e di numerose, autorevoli istituzioni, a cui vanno congratulazioni e ringraziamenti, esprimono soddisfazione per aver restituito ad Andrea Vici il ruolo avuto in vita ma dimenticato nei secoli.
Per Arcevia, la conferma della propria immagine tra le città d’arte, di storia e di cultura, per Offagna la valorizzazione del suo impianto urbanistico e di opere architettoniche di pregio, per Ancona la possibilità di ospitare nella imponente e suggestiva Mole, dopo quasi tre secoli dalla sua costruzione, la mostra dell’allievo più stimato di Luigi Vanvitelli, per Roma e la Città del Vaticano l’orgoglio di ricordare ed onorare un insigne ed eminente marchigiano.
Alfiero Verdini
Depliant 2009 - Percorsi di architettura nelle Marche